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NEL TEMPO DEGLI DEI - IL CALZOLAIO DI ULISSE - Wordbox
di Marco Paolini e Francesco Niccolini
regia Gabriele Vacis
scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco
audiovisivi e luci Michele Mescalchin
fonica Tiziano Vecchiato
con Marco Paolini e cast in via di definizione
MICHELA SIGNORI, JOLEFILM E PICCOLO TEATRO DI MILANO - TEATRO D’EUROPA
con la collaborazione di Estate Teatrale Veronese e Teatro Stabile Bolzano
WORDBOX - Parole per il teatro
«Era nata come Odissea tascabile, è cresciuta nel tempo, nei suoni e nello spazio: è diventata olimpica e quasi alpina. Perché Ulisse più lo conosci e più ti porta lontano: e la distanza (celeste e marina) è la condizione essenziale per comprenderlo e cantarlo. Perché di questo si tratta: un canto. Forse il canto. Antico di tremila anni, passato di bocca in bocca, e di anima in anima: il soul per eccellenza. Perché questa è la storia dell'Occidente, e tutto contiene: dal primo istante, quando nulla esisteva, e un giorno cominciò a esistere, a partire proprio da quelle misteriose, ambigue capricciosissime entità che questa storia muovono: gli dèi» Marco Paolini e Francesco Niccolini descrivono così Nel tempo degli dei – Il calzolaio di Ulisse, un primo studio sull’Odissea. Un’opera in divenire, un’anteprima presentata nell’ambito di Wordbox per la regia di Gabriele Vacis, che vedrà Paolini, affiancato da un gruppo di interpreti, solcare nuovamente le rotte tracciate dal primo romanzo epico della letteratura occidentale. Ex guerriero, ex eroe, ex aedo, l’Ulisse immaginato da Paolini e Niccolini si è ridotto a calzolaio viandante che da dieci anni cammina verso non si sa dove con un remo in spalla, secondo la profezia che il fantasma di Tiresia, l'indovino cieco, gli fa nel suo viaggio nell'al di là. Questo Ulisse pellegrino e invecchiato non ama svelare la propria identità e tesse parole simili al vero. Si nasconde, racconta balle, si inventa storie alle quali non solo finisce col credere, ma che diventano realtà e, addirittura, mito.